DETTAGLI DIMENTICATI?

CADC CENTRO AUTISMO

CADC Centro Autismo

Il Disturbo dello Spettro Autistico è un disturbo neurolevolutivo che interessa le abilità socio-comunicative,  cognitive,  linguistiche,  attentive , il  funzionamento esecutivo  e la  motivazione.

Si caratterizza inoltre per alterazioni sensoriali, resistenza ai cambiamenti, interessi ristretti e ripetitivi. Si manifesta in modo diverso da individuo a individuo e necessita di valutazioni e interventi altamente individualizzati. Risultano particolarmente efficaci interventi intensivi, precoci e appropriati, in linea con le linee guida internazionali. Un contributo fondamentale alla valutazione e all’intervento rivolto alle persone con Disturbo dello Spettro Autistico deriva dalle Neuroscienze Cognitive e Sociali dello Sviluppo.
Gli studi condotti in questo ambito hanno permesso di evidenziare le caratteristiche neuroevolutive del disturbo, consentendo di offrire programmi individualizzati, specifici per le diverse età. Un programma di intervento è efficace se considera, da una prospettiva evolutiva, i processi neurobiologici sottostanti l’apprendimento nel corso delle interazioni sociali e i bisogni individuali, in relazione alle sfide evolutive tipiche dell’infanzia, dell’età prescolare e scolare, della pre-adolescenza, dell’adolescenza, dell’età adulta e dell’invecchiamento.

Un ulteriore contributo fondamentale all’efficacia dei programmi è costituito dall’approccio evidence-based, che consente di calibrare momento per momento, fase per fase, gli obiettivi individuali alle effettive risposte dell’individuo. In questo modo, è possibile apportare miglioramenti continui, modifiche e adattamenti, a beneficio della qualità della vita delle persone con Disturbo dello Spettro Autistico e delle loro famiglie.

Infine, un intervento efficace si caratterizza per un lavoro di rete con le diverse realtà presenti nel territorio, dalla scuola all’Università, dall’inserimento lavorativo alle attività per il tempo libero, alle attività sociali e culturali offerte dalla comunità.

SERVIZI OFFERTI DAL CENTRO PER L’AUTISMO E DISTURBI CORRELATI (CADC)

Il percorso si apre con una valutazione dello specialista in neuoropsichiatria infantile che, completata la fase diagnostica, progetta l’intervento di abilitazione/riabilitazione ad indirizzo cognitivo comportamentale e lo affida a specialisti in psicologia e logopedia supervisionandone lo svolgimento Il CADc offre anche servizi in favore di genitori (parent-training) e insegnanti (teacher-training).

PROGRAMMI DI INTERVENTO

I programmi di intervento offerti dal Centro per l’Autismo e Disturbi Correlati (CADc) sono altamente individualizzati e basati sui bisogni evolutivi nel ciclo di vita.
Tra gli obiettivi dell’intervento l’attenzione ai volti e alla direzione dello sguardo, le abilità di attenzione congiunta, la reciprocità, lo sviluppo dell’intersoggettività.

Il Centro per l’Autismo e Disturbi Correlati (CADc) organizza corsi di formazione di base e avanzati per medici specializzati in neuropsichiatria infantile, psichiatria e neurologia, per psicologi, logopedisti, terapisti della riabilitazione, educatori, pedagogisti, insegnanti, genitori e e altre figure professionali e caregiver coinvolti nei progetti di intervento.

I corsi di formazione sono finalizzati allo sviluppo di conoscenze e competenze e sono calibrati sulle esigenze dei destinatari, con una varietà di attività teorico-pratiche.

 

DOTT. GIUSEPPE DONEDDU

NEUROPSICHIATRA

Medico chirurgo, specialista in Neuropsichiatra Infantile, esperto nella diagnosi e nell’intervento rivolto alle persone con Disturbo dello Spettro Autistico nella prospettiva life-span  è Responsabile del CADc (Centro per l’Autismo e Disturbi correlati), centro specializzato nella diagnosi e nell’intervento rivolto a bambini, adolescenti e adulti con Disturbo dello Spettro Autistico.

Le attività del CADc sono in linea con le indicazioni nazionali e internazionali per l’intervento rivolto alle persone con Disturbo dello Spettro Autistico.

I programmi di intervento sono altamente individualizzati e includono preziose indicazioni derivanti dagli studi condotti nell’ambito delle Neuroscienze Sociali dello Sviluppo.

Patologie trattate/Ambito di intervento

Diagnosi, intervento e follow-up per bambini, adolescenti e adulti con Disturbo dello Spettro Autistico, collaborazione con le scuole, parent-training, sostegno nelle transizioni dall’infanzia all’adolescenza e dall’adolescenza all’età adulta.

Esperienze professionali

Dal 2003 al 2019, il Dr. Giuseppe Doneddu è stato Direttore del Centro per i Disturbi Pervasivi dello Sviluppo dell’Azienda Ospedaliera Brotzu. Sotto la sua direzione, il Centro ha offerto servizi di diagnosi, intervento e follow-up migliaia di pazienti con Disturbo dello Spettro Autistico, in linea con le indicazioni derivanti dalla letteratura scientifica internazionale.e ha svolto un’intensa attività di formazione che ha coinvolto relatori di rilievo internazionale, tra cui il Prof. Michael Alessandri, Direttore dell’UM-CARD (University of Miami – Center for Autism and Related Disorders) e diversi membri della sua equipe (con diverse specializzazioni, dalle valutazioni psicodiagnostiche all’intervento sullo sviluppo linguistico, l’intervento educativo ecc.), il Prof. Lennart Gustafsson della Lulea University, il Prof. Shigeru Kitazawa dell’Università di Osaka, il Prof. Daniel Messinger dell’Università di Miami.

Formazione

  • Laureato in Medicina e Chirurgia nel 1975 e specializzato in Neuropsichiatria Infantile presso l’Università degli Studi di Sassari nel Giugno del 1979, ha da subito operato nel campo della Neuropsichiatria Infantile.
  • Nel 1999, ha svolto uno stage di formazione della durata di 6 mesi presso il Dan Marino Center, Miami Children Hospital, Florida (USA), un centro specializzato per la diagnosi e l’intervento rivolto a bambini con Disturbo dello Spettro Autistico, riconosciuto come Centro d’eccellenza dall’NIH (il National Institut of Health degli Stati Uniti).

Abilitazione

Iscritto all’Albo dei Medici Chirurghi, iscrizione n°3006 del il 12/12/1975.



Risorse bibliografiche e materiali

Lio, G., Fadda, R., Doneddu, G., J.-R. Duhamel, Sirigu, A. (2019). 
Digit-tracking as a new tactile interface for visual perception analysis, Nature Communications , 10:5392,  1.13. DOI: https://doi.org/10.1038/s41467-019-13285-0

Giacomo Rizzolatti Fausto Caruana

Le basi dell’empatia

VIDEO - Il Ruolo del Genitore
Un approfondimento del dott. G. Doneddu
(vai al video)

Indagine sul funzionamento esecutivo nel disturbo dello spettro autistico

Eleni Alexandropoulou, College for Humanistic Science - ICPS, Athens, Greece

Il disturbo dello spettro autistico (ASD) è un disturbo cerebrale complesso, caratterizzato da deficit della comunicazione sociale e dell'interazione, ma anche interessi limitati e comportamenti ripetitivi, che perdura per tutto l'arco della vita (American Psychiatric Association, 2013; Carotenuto et al., 2019; Demetriou, DeMayo & Guastella, 2019). La letteratura mostra che, negli individui con disturbo dello spettro autistico, sono presenti anomalie nelle aree frontali e corticali del cervello (Demetriou et al., 2018; Schmitz, Rubia, Daly, Smith, Williams, & Murphy, 2006). Nonostante il fatto che ci sono fattori genetici e neurologici, che possono innescare il disturbo dello spettro autistico, allo stesso modo le funzioni neurocognitive sembrano giocare un ruolo importante (Demetriou et al., 2018). Pertanto questo articolo intende indagare quali funzioni esecutive sono colpite e in che modo. 

Con il termine funzioni esecutive si fa riferimento alle abilità cognitive di livello superiore - come il processo decisionale, il pensiero valutativo, l'uso di regole e l'acquisizione di concetti. Il termine "esecutivo" è stato menzionato per la prima volta nel 1973 da Pribram, quando gli scienziati hanno iniziato a discutere in merito al funzionamento della corteccia prefrontale (Goldstein & Naglieri, 2014). Ci sono diversi modelli delle funzioni esecutive, che fanno luce sulla spiegazione delle difficoltà osservate nell'Autismo. 

Uno di questi è il modello di disfunzione esecutiva, che collega il disturbo autistico alla disfunzione del lobo frontale e cerca di spiegare i problemi comportamentali in combinazione con un’ipotesi di deficit della teoria della mente (ToM) (Andreou & Skrimpa, 2020; Demetriou, et al., 2019; Hill, 2004). Tale deficit suggerisce che la disfunzione in una delle molte componenti del cervello sociale può portare a un'incapacità di interpretare altri aspetti della comunicazione. Lo sviluppo della ToM di un bambino dipende dallo sviluppo delle funzioni esecutive. Il ruolo della ToM è di valutare e interpretare il comportamento degli altri, sulla base dei propri stati mentali. I bambini con autismo di solito hanno scarse prestazioni in compiti di ToM (Hill, 2004). L'insuccesso in questi compiti rivela una compromissione nell'inibizione di una risposta predominante (controllo inibitorio) e nella memoria di lavoro (Hill, 2004). Tali difficoltà sono normalmente osservate nelle funzioni esecutive di base, come la pianificazione, il set-shifting, l'inibizione, l'auto-monitoraggio e la memoria di lavoro (Carotenuto, et. al, 2019; Demetriou, et al., 2019; Hill, 2004). 

Il modello di disfunzione esecutiva che include la difficoltà della ToM nell’Autismo, sembra essere in linea con la teoria di Luria (1973), e con il modello del Sistema Attentivo Supervisore (SAS), un sistema di ordine superiore situato nel lobo frontale (Van der Linden, 2001). Secondo questo modello, ci sono due sistemi coinvolti nei compiti e nei comportamenti quotidiani. Uno è responsabile della gestione dell'operazione di routine e l'altro regola l'operazione non di routine (Carotenuto et al., 2019; Chan, et al., 2008). Gli studi dimostrano che negli individui che soffrono di Disturbo dello Spettro Autistico, c'è una perdita del controllo di supervisione, l'attenzione si deteriora, i tempi di reazione nello shifting peggiorano e il comportamento ne risente (Chan, et al., 2008). 

Anche con le tecniche di neuroimaging sono state indagate le EF. Le funzioni esecutive si suddividono in fredde e calde. Le prime, di cui fanno parte il controllo inibitorio e lo shifting, sono situate nella corteccia prefrontale dorsolaterale, mentre quelle "calde", che coinvolgono l'interpretazione emotiva e personale, nella corteccia prefrontale orbito frontale (Demetriou et al., 2019; Chan, et al., 2008; Demetriou et al., 2019). Damasio (1995) è stato il primo a introdurre il ruolo delle EF "calde" nell'emozione e nel comportamento sociale e il loro impatto sulle EF "fredde" (Chan, et al., 2008). 

È stato indagato anche il coinvolgimento dei neurotrasmettitori. Da tali analisi si evince che la dopamina (DA) influenzi le funzioni esecutive "fredde" (inibizione e spostamento) e diminuisca la funzionalità di quelle "calde" (Demetriou et al., 2019). La dopamina tende ad avere un impatto su tutte le aree cerebrali coinvolte nell’autismo, tra cui la corteccia prefrontale, l'amigdala, il cervelletto e il lobo parietale. La serotonina, invece, sembra modificare l'inibizione della risposta nella corteccia prefrontale orbito frontale, il che è stato visibile anche in studi PET eseguiti in ragazzi autistici (Chugani et al., 1997, come citato in Hill, 2004; Demetriou et al., 2019). Inoltre, la noradrenalina (NA) sembra influenzare l'eccitazione e l'attenzione (Demetriou et al, 2019), poiché può avere un impatto sulle caratteristiche cliniche dell’autismo (Kubota et al., 2020). 

Tuttavia, nonostante il fatto che gli studi sull'autismo siano stati condotti costantemente negli ultimi anni, bisogna sottolineare che siano ancora da indagare vari aspetti legati alla relazione tra biologia e comportamento.

Bibliografia 

Andreou, M., & Skrimpa, V. (2020). Theory of mind deficits and neurophysiological operations in autism spectrum disorders: A review. Brain Sciences, 10(6), 393.

Carotenuto, M., Ruberto, M., Fontana, M. L., Catania, A., Misuraca, E., Precenzano, F.,…& Smirni, D. (2019). Executive functioning in autism spectrum disorders: A casecontrol study in preschool children. Curr Pediatric Res, 23, 112-6.

Chan, R. C., Shum, D., Toulopoulou, T., & Chen, E. Y. (2008). Assessment of executive functions: Review of instruments and identification of critical issues. Archives of clinical neuropsychology, 23(2), 201-216.

Demetriou, E. A., DeMayo, M. M., & Guastella, A. J. (2019). Executive function in autism spectrum disorder: history, theoretical models, empirical findings, and potential as an endophenotype. Frontiers in psychiatry, 10, 753.

Demetriou, E. A., Lampit, A., Quintana, D. S., Naismith, S. L., Song, Y. J. C., Pye, J. E.,…& Guastella, A. J. (2018). Autism spectrum disorders: a meta-analysis of executive function. Molecular psychiatry, 23(5), 1198-1204.

Goldstein, S., & Naglieri, J. A. (2014). Handbook of executive functioning. Springer. 

Hill, E. L. (2004). Evaluating the theory of executive dysfunction in autism. Developmental review, 24(2), 189-233.

(Leggi l'articolo)

Il neuroimaging nell'autismo

Rafael Rodríguez-Rojas, Calixto Machado, Karla Batista, Maylen Carballo and Gerry Leisman

L'autismo è un disturbo che colpisce principalmente i processi di integrazione di alto ordine, in ambito sociale, emotivo, linguistico, motorio, attenzionale, esecutivo e visuospaziale. Questo articolo riassume i risultati dei cambiamenti morfologici e funzionali del cervello nel disturbo dello spettro autistico (ASD), attraverso diversi metodi di neuroimaging. I principali risultati anatomici derivano da studi sull’autismo in cui sono state utilizzate la risonanza magnetica strutturale (MRI), il tensore di diffusione (DTI), la risonanza magnetica funzionale (fMRI), la risonanza magnetica spettroscopia (MRS) e le tecniche di medicina nucleare, compresa l'emissione tomografia di positroni (PET) e tomografia a emissione di fotoni singoli (SPECT). Ci sono prove convergenti che i bambini piccoli con Autismo hanno un aumento significativo del volume cerebrale sia nella materia grigia che bianca. Tuttavia, i risultati da studi di adolescenti e adulti con ASD sono incoerenti. È possibile che i risultati siano discrepanti principalmente a causa delle differenze in pazienti che fanno parte dello spettro autistico che mostrano diversi modelli di anomalie strutturali, anche se i sintomi clinici sono simili. In alternativa, questa differenza potrebbe anche derivare da diverse tecniche di elaborazione e analisi delle immagini. Sulla base dell'analisi applicata ai dati di immagine, questi studi possono essere classificati in regione di interesse (ROI), voxel (VBM), superficie (SBM) basato sulla superficie (SBM) o sulla morfometria basata sui tensori (TBM). 

Sulla base della morfometria basata su ROI emerge l’aumento del cervello totale, del lobo parietotemporale e dei volumi degli emisferi cerebellari tra le anomalie più replicate nell'autismo. Tuttavia, se questo allargamento anormale persista o no nella tarda infanzia e adolescenza è ancora una questione di dibattito. L'allargamento dell'amigdala nei bambini, e i volumi ridotti in sottoregioni del corpo calloso e dell'area ippocampale sono stati riportati anche negli autistici (Chen et al. 2011; Brambilla et al. 2003). 

La morfometria basata sui voxel (VBM) calcola la probabilità che ogni voxel sia associato a uno specifico tipo di tessuto. La morfometria basata sui tensori (TBM) è un metodo in cui per ogni soggetto è ottenuto un campo di deformazione, abbinandone il cervello ad un modello di cervello comune e codificando le posizioni relative dei vari punti di riferimento del cervello. Diversi studi VBM e TBM sono stati eseguiti nell’ASD. Questi riportano anomalie della materia bianca e grigia in una rete ampiamente distribuita, in cui sono compresi i lobi frontale, temporale, parietale e occipitale, giro cingolato, giro fusiforme, ippocampo e regioni paraippocampali, cervelletto, capsula interna, nuclei caudati e corpo calloso (vedi (Nickl-Jockschat et al. 2012; Cauda et al. 2014; Dennis e Thompson2013) per la revisione). Tuttavia, i risultati morfometrici sono disomogenei e persino contraddittori. I primi studi hanno mostrato, una ridotta densità di materia grigia nel lobo temporale mediale sinistro (Brieber et al. 2007), giro temporale inferiore destro, corteccia entorinale e giro fusiforme rostrale in adolescente (Kwon et al. 2004), e più alto volume di materia grigia nella corteccia parietale inferiore sinistra e nel destro giro sopra marginale in bambini e adolescenti che soddisfano i criteri diagnostici per ASD (Brieber et al.2007). Alterazioni dei gangli della base, in particolare i nuclei caudati, sono stati ripetutamente descritti in pazienti ASD e sono stati spesso trovati per correlare con compromissione delle prestazioni motorie o comportamento ripetitivo e stereotipato (per la revisione vedere (Nickl-Jockschat et al. 2012)). Dagli studi di Nickl-Jockschat et al. su un campione di 277 pazienti ASD e 303 sani sono stati individuati sei cluster significativi di convergenza che indicano disturbi nelle strutture cerebrali di pazienti con autismo, tra cui nel lobo occipitale laterale, nella regione pericentrale, nel lobo temporale mediale, nei gangli della base, e vicino all’opercolo parietale destro. Una più recente meta-analisi (Cauda et al. 2014) ha permesso di localizzare varie concordanze negative bilaterali, con una maggiore prevalenza nell'emisfero destro, mentre le concordanze positive sono state trovate nell'emisfero sinistro. L'emergere di un diverso contributo emisferico suggerisce una relazione con i fattori patogenetici che colpiscono l’emisfero destro durante le prime fasi dello sviluppo. Questi dati forniscono la prova che vi sia una morfologia cerebrale alterata nell’ASD che abbia un ruolo nei sintomi pervasivi che compromettono la comunicazione e le abilità sociali nei pazienti ASD.

La morfometria basata sulla superficie (SBM) valuta il ripiegamento locale dando accesso alle proprietà topologiche della corteccia come lo spessore corticale, la superficie regionale e la profondità solcale. Questi descrittori rivelano diversi attributi delle complesse interazioni tra le regioni del cervello nell'ASD. L'aumento dello spessore corticale è stato riportato su tutta la corteccia cerebrale nei bambini con autismo, principalmente guidato da aumenti in parietale e temporale (Hardan et al. 2006). Tutti i risultati suggeriscono che la sovra crescita precoce del volume corticale nell’ASD possa essere associata con un sproporzionato allargamento dello spessore corticale e della superficie in più regioni del cervello, con una tendenza alla normalizzazione in fasi successive di sviluppo. Anche se ancora incoerenti, questi risultati suggeriscono che le interruzioni della topologia corticale nei bambini autistici in età prescolare possono essere alla base di una serie distinta di meccanismi patogeni.

Inoltre la risonanza magnetica funzionale (fMRI) fornisce intuizioni nei cambiamenti dinamici del cervello che hanno un corso di tempo più vicino a quello delle attività neurofisiologiche. La tecnica ha quindi contribuito a stabilire che l’ASD è un disturbo distribuito che comprende diversi sistemi neurali. C'è un legame tra l'aumento dell'attività neuronale locale e l'aumento del flusso sanguigno cerebrale regionale, del volume del sangue e del contenuto di ossigeno nel sangue (Heeger e Rees 2002). Un leggero ma misurabile allungamento locale del segnale MR segnale è guidato dallo squilibrio tra ossigenato e emoglobina non ossigenata. Gli studi fMRI negli ASD hanno fornito prove comportamentali di incapacità di giudizi emotivi sui volti (ad esempio, l'incapacità di lettura delle intenzioni o delle emozioni espresse facialmente da altri) e il riconoscimento e discriminazione dei volti alterati (ad esempio, per discriminare tra volti familiari e non familiari) negli ASD (Dichter 2012; Stigler et al. 2011). Gli individui con ASD hanno dimostrato di avere difficoltà con la capacità di dedurre gli stati d'animo e/o intenzioni, abilità che sono essenziali per un'appropriata interazione sociale. Gli studi fMRI hanno rivelato che i bambini e gli adulti con autismo mostrano una ridotta attivazione in tutta la corteccia prefrontale mediale, solco temporale superiore, polo temporale destro e amigdala, impegnati nella cosiddetta rete della "teoria della mente" (DiMartino et al. 2009). L'amigdala ha ricevuto un esame particolare di teoria della mente negli studi fMRI. La modulazione alterata dell'attività in quest'area è stata associata alle ridotte capacità sociali e di comunicazione nell'ASD. Gli studi fMRI di deficit di comunicazione in ASD si sono concentrati prevalentemente sulle regioni cerebrali che mediano percezione, comprensione e generazione del linguaggio. Infatti i disturbi dello spettro autistico (ASD) sono associati a una vasta gamma di disturbi del linguaggio e della comunicazione, che vanno da una mancanza di linguaggio funzionale ad abilità linguistiche eccezionali (Williams e Minshew 2007). Paradigmi di attivazione comprendono l'elaborazione uditiva, la comprensione delle frasi e del linguaggio, fluidità verbale, immagini visive, tra gli altri. Nel complesso, questi dati supportano la lateralizzazione differenziale dell'elaborazione del linguaggio e regioni di produzione durante i compiti di comunicazione, deficit neurofunzionali per il discorso e il reclutamento di regioni cerebrali che non tipicamente il linguaggio (Anagnostou e Taylor 2011; Dichter 2012; Williams e Minshew2007). L'attivazione anormale nel giro frontale inferiore sinistro (compresa l'area di Broca) e nel giro temporale superiore del giro temporale (cioè l'area di Wernicke) sono state comunemente riportate nell’autismo. I pazienti autistici mostrano un'attivazione anormale delle regioni cerebrali parietali e regioni cerebrali occipitali, associate all'immaginazione visiva, per comprensione di frasi che non invitano all'immaginazione visiva (Dichter 2012). Questi risultati suggeriscono una strategia di elaborazione che più dipendente dalla visualizzazione per supportare la comprensione del linguaggio. In sintesi, i risultati rsfMRI riflettono aspetti importanti della disfunzione di rete associati con socio-comunicativo, cognitivo, e disturbi motori sensoriali in ASD.

La tomografia a emissione di positroni (PET) e la tomografia a emissione di fotoni singoli (SPECT) forniscono mezzi sensibili per tracciare processi biochimici e molecolari nell'ASD. Da uno studio è emersa una riduzione del trasportatore di serotonina nella corteccia cingolata anteriore e cortecce cingolate posteriori di adulti autistici, correlata con compromissione in cognizione sociale, mentre la riduzione del legame nel talamo era correlata con comportamento ripetitivo o ossessivo (Nakamura et al. 2010). 

I bambini e gli adolescenti con autismo mostrano aree di anormale integrità della materia bianca rispetto ai soggetti TD. I rapporti di FA diminuita includono le strutture della materia bianca nei lobi frontali e temporali sinistri (Ke et al. 2009), fascicolo longitudinale inferiore (ILF, che comprende la area faccia fusiforme destra), fascicolo longitudinale superiore (SLF), e corpo calloso/cingolo (Jou et al. 2011). Anomalie nella materia bianca organizzazione della materia bianca in ASD sono stati trovati a persistere in età adulta. Regioni di FA diminuita nel corpo calloso del frontale e lobi temporali sono stati riportati in partecipanti con età che vanno da bambini più grandi e adolescenti agli adulti (Keller et al. 2007; Alexander et al. 2007). Questi risultati sono stati presi come prova che le anomalie della materia bianca possono costituire la base biologica della diminuita connettività funzionale negli adulti con autismo. Tuttavia, un'apparente tendenza alla normalizzazione della maturazione della materia bianca nel corso del tempo è stata segnalata, possibilmente contabilizzando i miglioramenti comportamentali spesso osservati nell'autismo ad alto funzionamento (Bakhtiari et al. 2012). 

Un corpo crescente della letteratura DTI fornisce prove di compromissione della connettività neurale nel corpo calloso/cingolo e nei lobi temporali che interessano le principali fibre note per collegare i nodi chiave coinvolti nel volto emotivo, nel linguaggio e nel funzionamento esecutivo. Gli studi DTI sembrano suggerire che menomazioni nell'integrità della materia bianca possono essere alla base della ridotta coordinamento dell'attività tra le regioni del cervello, dando origine al nucleo caratteristiche dell'ASD. Questi risultati sono stati interpretati come prova che l'elaborazione del linguaggio dell'emisfero sinistro non funzioni in modo efficiente nell'autismo. La compromissione della attivazione della cosiddetta "rete della teoria della mente" (solco temporale superiore, giro frontale mediale, polo temporale destro) nell'ASD è stato dimostrato utilizzando PET con stimoli di animazioni di triangoli che eseguivano movimenti interagiti che evocavano interpretazioni sociali.

I risultati di questi approcci nell'ASD indicano un'alterazione della connettività cerebrale come una caratteristica chiave della sua fisiopatologia. I risultati misti del neuroimaging suggeriscono una diversa architettura delle reti neurali nel cervello degli individui con ASD, dove patologiche connessioni probabilmente coesistono con riorganizzazione compensatoria di reti anatomiche e funzionali. Recentemente, studi multicentrici sono stati progettati per identificare i biomarcatori di progressione ASD per migliorare la comprensione della neurobiologia della malattia. Anche se al momento manca ancora un marcatore di imaging diagnostico, le recenti tecniche di neuroimaging rivelano significativi cambiamenti funzionali e cambiamenti funzionali e microstrutturali nel cervello di bambini e adulti autistici. Questo evidenzia l'importanza di un uso sinergico e integrato di molteplici modalità di imaging per ottenere nuove informazioni sulla fisiopatologia dell'ASD, la cui diagnosi rimane clinica. In sintesi, il neuroimaging fornisce uno sguardo allettante nel neurofisiologico base di ASD, rivelando informazioni preziose per l'elaborazione di nuove strategie per ulteriori indagini di questi disturbi.

Bibliografia 

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Brieber S, Neufang S, Bruning N, Kamp-Becker I, Remschmidt H, Herpertz-Dahlmann B et al (2007) Structural brain abnormalities in adolescents with autism spectrum disorder and patients with attention deficit/hyperactivity disorder. J Child Psychol Psychiatr 48:1251–1258View Article 

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